La storia
DAL 1925 SUI BINARI DELLA SOLIDARIETA’ E DELLA PARTECIPAZIONE
1925: nasce il Dopolavoro Ferroviario
Siamo ai primi anni del Novecento e i processi di trasformazione della società assumono ritmi sconosciuti nei secoli precedenti: la ferrovia, con i suoi convogli sbuffanti, le eleganti carrozze liberty e i duri sedili in legno della terza classe, è in “prima linea” nel processo di cambiamento imposto dal progresso.
Un regio decreto legge del 1925 sancisce la nascita del Dopolavoro Ferroviario, il primo e più importante dopolavoro per numero di aderenti e per la dimensione delle iniziative sviluppate. A fronte di un lavoro duro e logorante, i ferrovieri hanno la possibilità di ritrovarsi e di vivere, insieme alle loro famiglie, esperienze nuove ed originali fatte di incontri con persone diverse, di attività sportive e culturali e di prime forme di turismo organizzato. Al vigoroso e immediato sviluppo del DLF contribuiscono la capillarità della rete ferroviaria, la facilità e la rapidità di comunicazione sul territorio nazionale e, non ultimo, il grande spirito di corpo dei ferrovieri. Una storia, quindi, che affonda le sue radici nel territorio.
Il Dopolavoro Ferroviario viene istituito con il Regio Decreto n° 1908 del 25 ottobre 1925 quale struttura interna delle Ferrovie dello Stato denominata “Ufficio Centrale del Dopolavoro Ferroviario” avente per scopo di “promuovere il sano e proficuo impiego da parte degli agenti ferroviari delle ore libere dal servizio …” (Art. 1).
L’idea originaria sul dopolavoro è del torinese Mario Giani, un ingegnere della filiale della Westinghouse Corporation di Vado Ligure che aveva creato un’associazione denominata “Dopolavoro Italiano” la quale partecipa alla VI Conferenza Internazionale del lavoro tenutasi a Ginevra nel 1924.
L’Ufficio Centrale del Dopolavoro Ferroviario provvede a riconoscere tutte le strutture locali che già operano nel settore del tempo libero dei ferrovieri. Il riconoscimento dell’Ufficio Centrale, secondo quanto disposto dall’art. 7 del Regio Decreto, “è subordinato alla valutazione degli scopi delle istituzioni e alla esibizione dello statuto, dell’elenco degli aderenti, dei bilanci e degli atti giustificativi dell’opera compiuta”.
Queste strutture diventeranno successivamente le Sezioni DLF il cui ordinamento sarà via via regolamentato da leggi, decreti ministeriali e disposizioni aziendali.
Nel 1935, a dieci anni dalla sua nascita, il Dopolavoro Ferroviario conta già 273 sedi in tutta Italia e 135 mila soci che, con le loro quote, contribuiscono a sostenerne le molteplici attività.
In quegli anni l’attività si esercita soprattutto nel settore dell’assistenza sociale alle famiglie (la Befana per i figli dei dipendenti è ben nota) e nella gestione delle attività tipiche dello sport e della cultura con corsi di formazione professionali, escursioni in Italia e all’estero, biblioteche e centri “radiofonici” e “cinematografici”. Nuclei di dopolavoristi si dedicano all’allevamento di animali da cortile e alla coltivazione dei terreni adiacenti gli impianti ferroviari (circa nove milioni di metri quadrati). Le stazioni ferroviarie sono abbellite dai soci del DLF che ne curano le aiuole e l’arredamento.
Nel difficile periodo del dopoguerra, della ricostruzione delle ferrovie e del Paese intero, la voglia di partecipazione e di novità fece fiorire attività che confermarono il Dopolavoro dei ferrovieri come la più importante organizzazione del tempo libero, tanto da non essere assorbito dall’ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori), cosa che avvenne invece per l’Opera Nazionale del Dopolavoro nel 1945; questo è il motivo per cui il DLF esiste ancora. Mantenne il nome e l’autonomia e ottenne, nel 1947, lo specifico riconoscimento del Ministero degli Interni riservato agli enti nazionali con finalità socio-assistenziali.
Aree e fabbricati delle Ferrovie dello Stato vennero assegnati al DLF in via di fatto o con verbale di consegna e la materia sarebbe stata poi oggetto di un’organica regolamentazione con Decreti Ministeriali emanati in applicazione della legge 668 del 27/7/1967.
Dagli anni del boom economico agli anni ‘90
Negli anni che trascorrono dal 1970 al 1990 il Dopolavoro Ferroviario, come struttura interna alle FS, subisce grandi trasformazioni: viene concessa una più ampia autonomia alle sezioni DLF con la riforma degli statuti del 1972, che rimarranno in vigore fino al 1995.
Sono gli anni in cui si realizza un grande potenziamento del DLF attraverso consistenti investimenti negli impianti sportivi, nelle sedi sociali, nelle struttura turistiche e ricreative.
Si estende quasi ovunque la gestione da parte del DLF delle mense ferroviarie, con importanti investimenti nei fabbricati mensa e nelle strutture. Le mense ferroviarie gestite dal DLF si caratterizzavano per la qualità del servizio e la scelta dei menu, curate direttamente dai rappresentanti dei ferrovieri. Il servizio gestito dal DLF fino al 2009, in seguito ad una pubblica gara, è stato affidato ad un operatore privato del settore.
1995: nasce Associazione Nazionale DLF
Il 10 maggio 1995 le OO.SS. e le FS SpA in relazione alla riforma dell’Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato e all’avvenuta trasformazione in SpA, provvedono a costituire l’Associazione Nazionale DLF, organizzazione che nell’atto notarile è stata posta in continuità con il preesistente “Ufficio Centrale DLF” che veniva così soppresso. Sul territorio la trasformazione del DLF in Associazione si era già realizzata con la riforma del 1972. Un apposito Decreto Ministeriale aveva definito, infatti, lo Statuto-tipo delle Sezioni DLF; esso era già di tipo associativo come successivamente stabilito da numerose sentenze giurisprudenziali, compresa la Corte di Cassazione.
Trasformazioni
Nel 2000 la Società FS comunicava all’Associazione Nazionale DLF che gli immobili fino a quel momento utilizzati dal DLF (sedi sociali e spazi ricreativi, impianti sportivi e aree verdi) erano diventati oggetto di valorizzazione e non sarebbero più stati concessi al DLF a titolo gratuito, così come era stato nei precedenti 75 anni.
È stato un momento molto difficile e per qualche aspetto anche drammatico. Si è posto da subito il problema di come garantire alle Associazioni DLF territoriali la disponibilità dei beni immobili che consentisse di svolgere le loro attività.
Questo infatti rappresentava il principale requisito per l’esistenza e la vita del Dopolavoro Ferroviario: senza sedi sociali e impianti sportivi il DLF avrebbe dovuto chiudere.
Di questo problema il DLF è riuscito ad investire lo stesso Parlamento italiano, che si è pronunciato il 21 novembre 2001, il 30 luglio 2003 ed il 15 dicembre 2005 con tre distinti documenti.
Questi Ordini del Giorno approvati dal Parlamento hanno consentito di evitare che i beni immobili, realizzati con risorse degli stessi DLF, dei soci e con risorse dei ferrovieri di cui all’art. 45 della legge 668, fossero “privatizzati” attraverso la vendita a soggetti terzi. In tale contesto, scongiurato il pericolo della alienazione dei beni, l’Associazione Nazionale, di fronte al concreto rischio di dover chiudere il Dopolavoro Ferroviario, ha preso la decisione di pagare regolari canoni locativi per gli immobili e acquistarne una parte.
A questo fine, dal 2003 e fino al 2018, sono stati pagati per canoni locativi e per acquisti, alle Società del Gruppo FS, oltre 90 milioni di euro.
Attualmente il Dopolavoro Ferroviario con le modifiche statutarie del 1998, in applicazione della legge 460/97, e con le modifiche del 2014, è costituito da un’Associazione Nazionale e 92 Associazioni territoriali. I soci che costituiscono l’Associazione Nazionale sono le Associazioni territoriali, le quali, a loro volta, hanno come soci i ferrovieri in servizio e in pensione, i familiari dei ferrovieri e gli esterni alle FS (soci Frequentatori).
Il Dopolavoro Ferroviario ha oggi in dotazione un consistente patrimonio fatto di sedi sociali, di impianti sportivi, di spazi per le attività ricreative, di aree verdi e di strutture alberghiere, patrimonio che si trova oggi iscritto nello stato patrimoniale della Società RFI.
Esso è stato costituito nel tempo attraverso risorse delle sedi del Dopolavoro Ferroviario e dei soci, con interventi dei DLF regolamentati dall’art. 45 della legge 668/1977 e con investimenti propri dei DLF nel periodo 1995/2002 ammontanti a 34.338.000,00 euro.
Il Senato della Repubblica, il 21/11/2001, dopo apposita discussione e con il parere favorevole del governo, in occasione della conversione in legge del decreto 351/2001 sulla cartolarizzazione dei beni immobili, ha approvato il 21/11/2001 il seguente OdG:
“Il Senato, rilevato che tra i beni iscritti nello stato patrimoniale della Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. sono compresi gli impianti sportivi, le sedi sociali, gli spazi associativi e ricreativi in possesso del Dopolavoro Ferroviario e che detti beni sono stati realizzati con risorse del Dopolavoro Ferroviario e dei soci lungo i 75 anni di vita del Dopolavoro Ferroviario; considerata l’opportunità di salvaguardare i legittimi interessi patrimoniali e giuridici del Dopolavoro Ferroviario e dei soci maturati in relazione agli investimenti realizzati, impegna il governo: in sede di applicazione della legge di emanazione dei relativi decreti e disposizioni ad adoperarsi per la salvaguardia della peculiarità del Dopolavoro Ferroviario e delle finalità sociali dei beni in concessione nonché ad adoperarsi al fine di favorire la permanenza del Dopolavoro in detti immobili garantendo altresì che gli organismi che dovessero subentrare nella loro proprietà ne garantiscano la possibilità di acquisto in capo al Dopolavoro tenendo conto altresì degli interventi apportati dal Dopolavoro con risorse proprie”.
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Verso nuovi orizzonti
Si pone oggi la necessità, a venticinque anni dalla trasformazione del DLF in Associazione, di realizzare una riforma degli statuti e dell’organizzazione DLF che tenga conto dei due principali fattori di cambiamento già intervenuti:
- il rafforzamento del DLF, avvenuto con la costituzione della Società Patrimonio DLF e l’acquisto di 53 strutture immobiliari. Oggi la “Patrimonio DLF” è una società con un capitale sociale interamente versato di 41 milioni di euro;
- la radicale riorganizzazione ferroviaria, che vede oggi un organico di circa 65.000 ferrovieri in luogo dei 220.000 degli anni ‘80 e dei 140.000 di quando nel 1995 è stata costituita l’Associazione.
Per questo gli Organi dell’Associazione Nazionale DLF hanno proposto ai Soci Fondatori, che hanno espresso sulla proposta un giudizio favorevole, un progetto di cambiamento e di trasformazione che ha come suo perno centrale la costituzione di una “Fondazione DLF”.